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DAM e ambiente: e tu come impatti?

Il formato delle immagini che scegli, l’accuratezza dei dati di prodotto che pubblichi sui canali di comunicazione, persino il numero di e-mail che scambi con colleghi e partner esterni. 

Il modo in cui gestisci i contenuti multimediali, organizzi le informazioni di prodotto e, in generale, collabori lungo il ciclo di vita di un asset digitale può fare la differenza anche da un punto di vista ecologico. 

DAM e ambiente: c’erano una volta il PNG e il JPEG. Ora è tempo di WebP

Il PNG è un formato di immagini famosissimo. Stando a W3Techs1, è presente nell’82% dei siti.

Le immagini PNG si sono diffuse per vari motivi. 

In particolare, oltre a gestire il canale alfa (le trasparenze), il PNG è un formato che sfrutta tecniche di compressione che non compromettono la qualità dell’immagine ed evitano la perdita di dati.  

Tra i formati più usati segue a ruota il JPEG (78%), negli anni progressivamente preferito al PNG soprattutto nel web. Pur comportando una perdita di qualità del file, infatti, il formato JPEG è più leggero e supporta meglio le prestazioni online.  

Più recente e meno diffuso per il momento è il formato WebP (8%).

Introdotto da Google nel 2010, il formato WebP è particolarmente adatto alle pagine online perché garantisce una qualità equivalente al JPEG ma pesa tra il 25 e il 34% in meno2

DAM e ambiente il peso differente a seconda del formato delle immagini

In generale, è noto che pagine web più leggere migliorano il posizionamento SEO3 e l’esperienza utente.  
Ma non è solo una questione di business o di preferenze lungo il customer journey. 

Se un sito web pesa meno significa che il server che lo ospita ha bisogno di meno energia e, di riflesso, si riduce la quantità di anidride carbonica generata mentre lo si naviga. 

Nonostante sia tra i formati di immagini più recenti, WebP è supportato dalla maggior parte dei browser

Questo significa che l’impiego di foto, scatti e illustrazioni in WebP consente alle organizzazioni di far convergere le performance di business e quelle ambientali. 

Se utilizzi THRON PLATFORM, ricorda che puoi governare il ciclo di vita di tutte le tue immagini e distribuire la loro versione più aggiornata e ottimizzata su ogni canale di comunicazione.  

Che siano PNG, JPEG o WebP. 

1 Usage statistics of image file formats for websites, 2023, W3Techs.com.
2 An image format for the Web, 2023, Google for Developers. Lo studio, realizzato da Google stessa, è stato messo più volte in discussione e alcuni test hanno dimostrato che in alcuni casi il WebP non è il formato più performante rispetto al JPEG. Se ti interessa approfondire il dibattito, ecco un articolo interessante.
3 Using WebP for SEO in 2023, 2023, Productive Shop.

Le descrizioni dei tuoi prodotti non sono solo belle parole 

Per restituire un prodotto acquistato online spesso bastano un paio di clic.  
Il processo innescato, però, quasi sempre è salato per il venditore. E nocivo per l’ambiente.

Le emissioni di anidride carbonica lungo la catena logistica, i nuovi imballaggi necessari, per non parlare dello smaltimento dei prodotti restituiti, scelta praticata soprattutto da venditori di beni di ridotto valore.  

Solo negli USA, gestire i resi costa oltre 5 miliardi e smaltire parte di essi genera più di 15 milioni di tonnellate di emissioni4. Nel fashion UK, si stima che ogni quattro capi acquistati online uno venga reso5

Le cause? La consegna di un prodotto danneggiato (nel 59% dei casi6), il cliente dopo l’acquisto cambia idea (42%) e il disallineamento tra la descrizione online e le reali caratteristiche del prodotto (29%).

Su quest’ultimo fronte, la governance degli asset digitali gioca un ruolo fondamentale.

THRON PLATFORM, ad esempio, centralizza le informazioni relative a tutti i tuoi prodotti, dialoga con tool terzi come PIM e PLM e pubblica in automatico e in tempo reale dati e descrizioni aggiornati in tempo reale su ogni touchpoint.  

Così, tanto sui cataloghi digitali quanto sulle schede prodotto dei retailer, dei siti web o dei vari marketplace, le informazioni sono automaticamente sempre allineate.  
 
In altre parole, oltre a rendere più agili i flussi di lavoro, alleggerisce le discaricheminimizza gli errori manuali e abbatte le richieste di reso, garantendo in ogni momento informazioni consistenti e coerenti. 

4 The unsustainable cost of free returns, 2019, VogueBusiness.
5 I resi dello shopping online: a noi non costano ma all’ambiente sì, 2021, Focus.
6  E-commerce returns: useful statistics and data to avoid them, 2023, ShippyPro.

Le e-mail: perché un asset non è solo pixel o parole

Un’immagine, un video o la descrizione di un prodotto, sono solo la punta dell’iceberg di un lungo flusso collaborativo. Nella maggior parte dei casi, i processi e i team coinvolti nelle attività di creazione, gestione, condivisione, distribuzione e monitoraggio di un asset digitale sono numerosi.  

Dalle richieste di approvazione allo scambio di feedback, dalla condivisione degli asset al dialogo con agenzie creative, traduttori e fotografi: spesso le e-mail sono il principale veicolo su cui viaggiano file e informazioni in azienda.  

Veicolo però inefficiente. Tanto da un punto di vista organizzativo – perché decentralizza gli asset digitali e destruttura i flussi – quanto da quello ambientale.  

Le emissioni di CO2 generate dall’invio di 8 e-mail, infatti, sono pari a quelle emesse da un’auto in corsa per un chilometro7.  

Per questo motivo una  gestione realmente sostenibile degli asset digitali, in particolare dei processi lungo il loro ciclo di vita, non può prescindere dalla considerazione del volume di posta elettronica in circolo.   

Che fare quindi? 
 
Centralizzare in una piattaforma unica asset digitalidati di prodottoprocessi e distribuirli in modo diretto e dinamico a clienti e partner è un’ottima soluzione per minimizzare le e-mail (e il loro impatto ambientale). 

7 Le e-mail inquinano: l’impatto ambientale della nostra posta elettronica, 2023, Ademe – Agenzia Francese per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia.

Le piattaforme cloud sono più verdi 

Sicurezza, agilità, scalabilità e, come se non bastasse, sostenibilità. 

Questi sono solo alcuni dei goal messi a segno nella partita tra cloud e on-premises dalla nuvola.  

Un match che, a dire il vero, è sempre più noioso perché le piattaforme cloud sono protagoniste di una progressiva e incessante crescita nell’ultimo periodo, con impatti positivi per l’ambiente.

Secondo Accenture8 le migrazioni al cloud pubblico9 possono ridurre le emissioni di CO2 di 59 milioni di tonnellate all’anno. Praticamente è come si togliessero dalla strada 22 milioni di automobili

Nella stessa ricerca, gli analisti stimano la quota di riduzione delle emissioni di anidride carbonica che può garantire una piattaforma cloud rispetto alla stessa on premises, su più fronti. 

Cloud vs On-premises impatto CO2  – The green behind the cloud, 2020, Accenture

Se vuoi rendere sostenibile la gestione dei tuoi asset digitali opta per una piattaforma cloud, preferendo le soluzioni native a quelle abilitate per il cloud10

THRON, ad esempio, è una piattaforma SaaS cloud native, naturalmente predisposta e sviluppata per la nuvola. Con tutti i benefici che questo comporta in termini di flessibilitàresilienza e scalabilità

8 The green behind the cloud, 2020, Accenture.
9 Sulle definizioni di cloud privato, pubblico e ibrido trovi un po’ di informazioni in questa pagina.
10 Cloud native e cloud abilitato, AWS.

E questi erano solo alcuni esempi  

Te ne vengono in mente altri?

Scrivici una e-mail. Una sola però 😉  E poi ricordati di spegnere il pc.  
 
La sostenibilità si nutre di piccoli gesti. 

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