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DAM, PIM, MRM: quali sono le differenze?

Scott Brinker, in una sua recente riflessione a supporto del Martech Supergraphic, il report annuale in cui mappa le migliori soluzioni Martech (Marketing + Technology) al mondo, ha individuato nei “platform ecosystems” il fondamento per una seconda età dell’oro del Martech.

L’utilizzo di una piattaforma stabile come spina dorsale del proprio stack, a cui vanno ad aggiungersi una serie di applicazioni specializzate che lavorano in continuità con la piattaforma “centrale”, diventa per le aziende una combinazione molto potente. Si azzerano i costi legati all’integrazione e si evita il sovraccarico di soluzioni che si sovrappongono con le proprie funzionalità.

In “DAM, PIM e MRM”, una delle categorie in cui sono suddivise le soluzioni Martech, troviamo la Content Platform THRON. Ma cosa vogliono dire questi acronimi? E come si rapporta una Content Platform con essi?

DAM PIM MRM… facciamo chiarezza


Con tutte queste sigle si può far confusione. In realtà questi software, pur lavorando in modo differente, contribuiscono alla stessa esigenza: ottimizzare le strategie di go-to-market. E lo fanno aiutandoci a raggiungere nuovi livelli di efficienza, scalabilità e protezione del marchio.

Vediamoli uno per uno:

contenuti aziendali – parliamo di immagini, documenti, video, grafiche, audio etc. – non hanno alcun valore se non sono indicizzati e accessibili, in pratica recuperabili nel momento in cui servono e nella loro versione più aggiornata. 

A questo scopo sono nati i DAM (Digital Asset Management), software che centralizzano le risorse, prima sparse su unità condivise, desktop e sistemi di condivisione di file, in un unico hub. Qui si possono arricchirle con informazioni che permettono il loro recupero. Nei DAM più evoluti, a supportare gli editor nel loro laborioso processo di classificazione, subentrano algoritmi di Intelligenza Artificiale che estraggono i concetti dai contenuti, anche se in forma generica e non strettamente collegata all’ambito aziendale.

In questi archivi organizzati di file possono essere impostati, inoltre, flussi di lavoro per l’approvazione e la revisione delle risorse. Il ciclo di vita del contenuto è seguito fino alla pubblicazione, dato che questi software sono spesso integrabili con applicazioni per siti web come i CMS e con sistemi di marketing automation. Tramite accessi controllati, si possono impostare differenti livelli di intervento e condivisione a specifici utenti o team. 

Il principale beneficio, oltre a quello della ricerca e dei flussi di lavoro più efficienti, è legato alla protezione di marchio. Non si corre più il rischio di usare risorse obsolete e scadute perché ogniqualvolta si condivide o si pubblica un contenuto, esso si aggiorna automaticamente con la sostituzione del file originale, che è memorizzato nel sistema.

Il PIM (Product Information Management) è un software nato con lo scopo di raccogliere e unificare le informazioni di prodotto, centralizzandole da vari strumenti (ERP, gestionali, file server, Excel etc.). I dati di prodotto, infatti, possono essere di varia natura, di Marketing (brevetti, descrizioni per l’e-commerce), tecnici (caratteristiche, componenti) e logistici (dimensione, imballaggio, modalità di trasporto).

In questo modo sono accessibili in un unico archivio ai vari soggetti e aggiornabili in tempo reale, migliorando il time-to-market. I canali di vendita (mercati, distributori, retailer e grossisti) e i team che si occupano di creare esperienze di prodotto hanno accesso a informazioni complete e accurate. Da questo strumento è possibile impostare flussi di lavoro – pensiamo alla traduzione – ed è più facile condividere cataloghi con partner e canali, selezionando i soli prodotti desiderati.

Con un PIM si ottimizza la gestione dei prodotti perché si ha un’unica fonte di verità per le informazioni di prodotto e da cui si può alimentare, rispettando i principi dell’omnicanalità, non solo l’e-commerce, ma anche tutti gli altri canali di distribuzione come i marketplace di terze parti, i social network, le app, l’intranet etc.

MRM sta per Marketing Resource Management, è un software per quelle aziende che, avendo un grande volume di progetti e di campagne Marketing, desiderano avere una visione d’insieme con cui pianificare i flussi di lavoro, allocare le risorse ai team coinvolti, monitorare il loro stato di avanzamento e misurare il ROI.

A differenza del DAM non centralizzano l’intera biblioteca di risorse digitali, ma solo quelle relative al progetto: in questo flusso di lavoro “personalizzato” e definito da diritti di intervento stabiliti a monte, i team possono apportare modifiche collaborative in tempo reale, ottenere approvazioni, condividere e archiviare i file. La collaborazione tra i vari soggetti (agenzie, project manager, dealer etc.) è facilitata perché che possono concentrarsi sulle risorse su cui è richiesto il loro intervento e si arriva al “lancio” in tempi più veloci.

Tre in uno: THRON


Ecco che arriviamo a THRON. Questa piattaforma ha il vantaggio di riunire in sé le funzionalità dei tre strumenti analizzati in precedenza e si configura come un unico archivio centralizzato di contenuti e prodotti a cui l’azienda può collegare l’intera filiera, dalla produzione al Marketing, coinvolgendo anche la rete di vendita e i distributori.

Per le aziende ricorrere a questa piattaforma porta a una consistente semplificazione tecnologica. Vediamo insieme i punti principali: 

  • I contenuti sono classificati in un unico hub e sono ricercabili anche per i dati di prodotto (SKU, caratteristiche, attributi) a cui si riferiscono.
  • La classificazione può essere automatizzata grazie all’Intelligenza Artificiale di THRON, che riesce a identificare, oltre ai soggetti e agli argomenti dei contenuti, anche loghi, prodotti, colore dominante e altre informazioni. Per farlo, si basa sul dizionario proprietario del brand.
  • Le informazioni di prodotto possono essere importate da sistemi esterni, vengono sottoposte a processi di data quality, ovvero il software identifica automaticamente errori e incongruenze nei dati. Le informazioni, inoltre, possono essere modellate secondo le proprie categorie di prodotto. Sono strettamente associate agli asset che le descrivono.
  • Si possono impostare e automatizzare i flussi di lavoro che riguardano l’approvazione dei contenuti e delle schede prodotto e le interfacce sono personalizzabili per ruolo, con navigazione ottimizzata anche da mobile. In questo modo si migliora la collaborazione non solo nei team interni, ma con tutti i collaboratori, dalle agenzie, ai fornitori, ai rivenditori, eccetera e lungo tutta la filiera.
  • THRON e i canali di front end, compreso l’e-commerce e i marketplace, sono sincronizzati, per cui la pubblicazione può essere automatizzata. Per aggiornare o ritirare, basta intervenire sul file originale memorizzato nella piattaforma. Si assicura, così, massima coerenza ai messaggi e all’identità del brand.

In aggiunta, appoggiarsi a THRON per la pubblicazione dei contenuti e delle schede prodotto significa fare affidamento sulla sua rete di distribuzione (CDN) che accelera la consegna dei contenuti multimediali e sulla sua architettura cloud scalabile, che permette di gestire i picchi di traffico sui siti web.

E non da ultimo… Utilizzare THRON permette di ricavare dati sulla fruizione dei contenuti da parte degli utenti grazie alla Content Intelligence, che associa le informazioni con cui sono stati classificati agli utenti che li hanno visitati, ricavando insight da utilizzare in chiave one-to-one.

Quello di poter misurare le performance direttamente all’interno della propria piattaforma, sempre secondo Brinker, è un vantaggio fondamentale. Ecco che la possibilità di raccogliere dati coerenti su un contenuto pubblicato anche su più canali permette all’azienda di calcolare velocemente il content ROI direttamente in THRON, per poi decidere come affinare la propria strategia digitale.

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